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"Sotto gli occhi di tutti"

  • Immagine del redattore: Nicoletta Vasta
    Nicoletta Vasta
  • 17 giu
  • Tempo di lettura: 2 min

L'imbarazzo negli adolescenti tra sguardi, giudizio e identità

Dott.ssa Nicoletta Vasta

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“Mi sento come se tutti mi stessero guardando.”

Una frase che sento spesso nei colloqui con adolescenti. Parole semplici, ma dense di significato.

L’imbarazzo, in adolescenza, non è solo una timidezza momentanea: è un’emozione profonda, legata alla percezione di sé, al corpo che cambia e al timore dello sguardo altrui.

Spesso i ragazzi traducono questa sensazione anche in forma visiva. Nei disegni clinici compare spesso un’immagine ricorrente: loro stessi, al centro della scena, circondati da occhi che li fissano. È una rappresentazione potente, che merita attenzione.


Dal punto di vista psicoanalitico, lo sguardo degli altri ha un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’identità. Durante l’adolescenza, quando il corpo cambia e la sessualità si risveglia, riaffiorano antiche insicurezze e si ridefiniscono i rapporti con le figure adulte e con il mondo esterno. In questa fase i ragazzi iniziano a chiedersi: "Chi sono io per l’altro? Cosa vede di me? Come mi giudica?"

L’adolescente inizia quindi a misurarsi con il proprio Ideale dell’Io, un’immagine ideale che spesso percepisce come irraggiungibile. Quando sente di non essere “abbastanza” rispetto a quel modello, si attiva l’imbarazzo: un’emozione che lo mette a nudo, sotto un giudizio immaginato ma vivido.


Il ruolo dello sguardo dell’Altro

Durante l’adolescenza lo sguardo dell’Altro assume una nuova forza. Non è più solo quello dei genitori, ma diventa quello dei pari, degli insegnanti, della società, dei social.

È uno sguardo reale, ma anche interiorizzato. I ragazzi si sentono osservati, anche quando non lo sono e attraverso quello sguardo costruiscono – o mettono in discussione – la propria identità.

Lo sguardo dell’altro – reale o immaginato – diventa quindi uno specchio, ma anche una fonte di ansia. Il desiderio di essere accettati si intreccia con la paura di essere rifiutati o ridicolizzati. L’imbarazzo nasce proprio qui: tra il bisogno di mostrarsi e il timore di essere visti troppo da vicino. Quando, dunque, un adolescente disegna se stesso circondato da occhi, non sta semplicemente raccontando un fatto esterno, ma ci sta mostrando una verità interna: la sensazione di essere costantemente sotto giudizio.


Accogliere l’imbarazzo non significa sminuirlo o razionalizzarlo troppo in fretta, ma riconoscerlo come un’esperienza reale e significativa. Il ruolo dell’adulto – che sia clinico, genitore o educatore – è quello di creare uno spazio in cui l’adolescente possa sentirsi visto, ma non invaso; ascoltato, ma non giudicato. Uno spazio sicuro in cui possa iniziare a costruire un’immagine di sé più autentica e tollerabile, anche nei suoi limiti.

Uno spazio in cui poter dire: “Mi sento così” – e sentirsi accolto.


L’imbarazzo, nell’adolescenza, è molto più che una semplice emozione di passaggio: è un punto di incontro tra il bisogno di essere riconosciuti e la paura di essere smascherati. Ascoltare, osservare, contenere questa emozione – anche attraverso strumenti espressivi come il disegno – ci permette di entrare in punta di piedi nel mondo interno dei ragazzi, accompagnandoli nel percorso complesso e affascinante della costruzione di sé.




 
 
 

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